Vasco Rossi: il Komandante (parte prima)
(Foto: Maxfear)
Vasco Rossi, ovvero il Komandante, come viene soprannominato dai suoi fedelissimi sostenitori si può certamente definire una icona del rock italiano degli ultimi 30 anni. Figlio di un camionista, il bambino Vasco, viene iscritto dalla mamma ad una scuola di canto e a 13 anni vince l'Usignolo d'oro (manifestazione che contrastava lo Zecchino d'oro). A 14 anni entra anche a far parte di un gruppo musicale chiamato i "Killers" che in seguito diventeranno "Little Boys". Ma era ancora troppo presto per vedere il Vasco che si presentò al vasto pubblico italiano qualche anno dopo. Dopo il diploma delle superiori, il futuro cantautore si iscrive a Economia e Commercio (ascoltando le volontà del padre) che abbandona nel 1974 per passare a Pedagogia. Lascia definitivamente l'Università a 8 esami dalla laurea. Nel 1975 la svolta della sua carriera avviene quando, trasferendosi a Modena, forma "Punto Radio" con l'amico Marco Gherardo. Nella radio ottiene successo grazie al programma radiofonico "Il Muretto", dove lui interagisce con gli ascoltatori su argomenti della vita in generale. La radio gli darà, dunque, l'opportunità di cominciare a cantare nelle serate organizzate nei vari locali emiliani. In questo periodo il "Blasco" conosce persone molto importanti per il futuro della sua carriera artistica come Riccardo Bellei, Gaetano Curreri, Maurizio Solieri, Massimo Riva e Red Ronnie.
Sostenuto dai suoi amici, nel 1977 incide il suo primo 45 giri: Jenny/Silvia. Nel 1978 esce il suo primo album ma le vendite non vanno oltre i confini dell'Emilia-Romagna. L'anno successivo produce il suo secondo album con migliori risultati. È questo l'album della canzone "Albachiara" pezzo destinato a diventare il finale di molti dei suoi concerti.
Gli anni 80' sono quelli più turbolenti del "Blasco" ma anche quelli in cui la sua creatività origina canzoni memorabili. Nel 1980 esce "Colpa d'Alfredo", canzone molto criticata per il testo, definito da molti offensivo e volgare. L'album (dallo stesso nome) non ha grande successo ma alcune critiche negative da parte della stampa non faranno altro che dare una svolta al suo futuro, trasformandolo in successo di pubblico che arriva con il suo quarto album ("Siamo solo noi"), considerato da molti il miglior lavoro del cantante.
A seguito del suo battibecco con il giornalista Nantas Salvalaggio, che lo aveva fortemente criticato, Vasco scrive "Vado al massimo" menzionandolo nella canzone con la frase: "quel tale che scrive sul giornale". Con questa canzone il cantante si presenta al festival di San Remo (1982) creando un episodio insolito quando lascia il palco con il microfono in tasca.
Eccovi "Vado al massimo" (1982) con l'episodio del microfono:
L'anno successivo ritornò a San Remo con la canzone "Vita Spericolata". Anche in questo caso, Vasco, fa scalpore poichè lascia il palco del teatro Ariston non finendo la canzone ma lasciando il playback dell'ultima parte. "Bollicine" è l'album che ne segue e la canzone gli farà vincere il Festivalbar 1983.
Eccovi "Vado al massimo" (1982) con l'episodio del microfono:
Nel caso di "Bollicine" vi è un chiaro riferimento all'uso della cocaina. Alcuni biografi sostengono che il cantante in quel periodo era farmaco-dipendente, assumendo Lexotan e anfetamina e questo giustifica gli annullamenti di vari concerti.
Il 20 aprile del 1984 il rocker viene arrestato in una discoteca nei pressi di Bologna e dopo una perquisizione nella sua abitazione, consegna spontaneamente 26 grammi di cocaina ai carabinieri. Andrà in prigione per 22 giorni e uscirà in libertà provvisoria il 12 maggio. La sentenza finale del tribunale lo condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione (con la condizionale) per detenzione di sostanze stupefacenti, scagionandolo però dall'accusa di spaccio. In carcere Vasco riesce a liberarsi delle anfetamine e nel 1985 pubblica l'album "Cosa succede in citta" che viene considerato come l'album della sua rinascita. Dopo questo album, però, l'artista si concederà una pausa per ben 2 anni e in questo periodo diventa anche papà.
Commenti
Posta un commento