Il Regno Unito e il futuro dei rapporti commerciali internazionali

Giuseppe Loporchio                                                                                              Domenica 25/06/2017                                                                                



La Gran Bretagna si rivolge ai paesi più poveri del mondo per rafforzare i propri legami commerciali internazionali, visto che Brexit sta creando troppe incertezze con gli attuali fornitori.


Il governo promette un migliore accesso ai mercati del Regno Unito per i paesi più poveri del mondo e inoltre di mantenere l'accesso esente da tasse per "tutto, tranne le armi". Questo accordo si farebbe con 48 paesi del mondo, tra cui Bangladesh, Sierra Leone, Giamaica, Pakistan, Ghana e Haiti, secondo una dichiarazione via email dell'ufficio del primo ministro britannico. 

Dopo decenni di accesso al mercato unico dell'unione europea, la Gran Bretagna deve ora muoversi da sola, dopo il voto del 2016 per lasciare il blocco. Nei negoziati di Brexit, iniziati il ​​19 giugno a Bruxelles, l'unione europea chiede chiarezza sul futuro dei suoi cittadini che vivono in Gran Bretagna prima che i colloqui su un rapporto commerciale post-UE comincino.

Liam Fox, responsabile britannico per le trattative commerciali con gli altri paesi, ha cominciato ad aprire le porte agli Stati Uniti e l'India per mettere a fuoco le nuove offerte. In questo momento la Gran Bretagna non è autorizzata a completare i possibili colloqui commerciali con altri paesi al di fuori della comunita' europea in quanto ancora facente parte della stessa.


"La nostra partenza dall'UE è un'opportunità per migliorare i nostri impegni con il resto del mondo, non allontanarsi da loro", ha detto Fox.  L'annuncio "mostra il nostro impegno ad aiutare i paesi in via di sviluppo a crescere le loro economie e ridurre la povertà attraverso il commercio".

Il Regno Unito attualmente importa circa 20 miliardi di sterline (25,44 miliardi di dollari) all'anno dalle nazioni in via di sviluppo tra cui il Bangladesh e la Sierra Leone, ha detto il governo. Quasi l'80 per cento del tè del paese proviene dalle nazioni meno sviluppate e poco meno di un quarto di tutte le importazioni di caffè.

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